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Anno III - N. 3 - Maggio/Giugno 2003


panorama comunitario
Si definisce il Piano d'Azione del Mediterraneo
Giuseppe Manente

Dopo anni di intensa iniziativa a livello europeo, tesa al riconoscimento della specificità del Mediterraneo, primo passo imprescindibile per avviare una politica della pesca effettivamente rispettosa delle particolari esigenze della marineria italiana, finalmente si è giunti, con l'accordo del dicembre dello scorso anno, ad un risultato storico. La nuova PCP, infatti, ha avviato le procedure per definire un Piano d'Azione per il Mediterraneo, che dovrebbe poi sfociare nella definizione di un pacchetto di misure attuative le quali, finalmente, darebbero piena operatività alla nuova impostazione dell'attività di pesca.
Purtroppo, però, tale cammino, già di per se lungo e difficoltoso, stenta a realizzarsi. A sei mesi dall'approvazione della nuova PCP, infatti, non si delinea ancora uno svolgersi armonico di iniziative concrete nella direzione sopra descritta, mentre già da gennaio altri aspetti caratterizzanti della stessa PCP sono stati oggetto di innovazioni strutturali significative. Tale ritardo rischia divanificare in parte i prevedi bili effetti positivi che l'attuazione del PAM indubbiamente produrrà sulle marinerie del bacino meridionale.
Occorre, quindi, accelerare i tempi e rendere sempre più serrato il dibattito sulle modalità d'attuazione del Piano, partendo ovviamente da un'attenta riflessione sul documento che purtroppo risente ancora di un'impostazione ancora fortemente condizionata da una concezione dell'attività di pesca troppo "nordica e atlantica" e troppo poco "mediterranea".
Pur riconoscendo, infatti, al documento della Commissione uno sforzo di comprensione delle specificità dell'attività peschereccia nel Mediterraneo, non si può non rilevare la ancora scarsa considerazione in cui sono tenuti alcuni fattori fondamentali.
In particolare, bisognerebbe:

  • tener conto che la numerosità della flotta e il suo basso tonnellaggio medio impongono una gestione fiesgibile e meno incisiva dello sforzo di pesca, non tesa, quindi, prioritariamente alla sua riduzione ma alla sua armonizzazione con le esigenze ambientali e di difesa delle risorse;
  • rivedere il criterio della limitazione delle catture, in considerazione che nel Mediterraneo le specie alieutiche a rischio di esaurimento sono pochissime, come conferma la Ricerca, che va comunque potenziata e tenuta nella massima considerazione;
  • valutare più attentamente la instaurazione di zone protette, tenute presenti sia la ridotta estensione delle acque nazionali che la particolare conformazione geomorfologica;
  • dare maggior peso alle misure economiche tese a limitare le conseguenze sociali della nuova PCP, In un contesto dove il tasso di occupazione è il doppio di quello europeo e dove domina la piccola impresa, anziche l'impresa "industriale" nordica;
  • migliorare i controlli, non rendendoli però gratuitamente fiscali, vessatori e generalizzati, bensì mirati all'effettivo sanzionamento di comportamenti lesivi dell'uguaglianza degli operatori nel rispetto delle leggi e dei regolamenti.

Queste osservazioni vanno tradotte in proposte operative concrete, per cui è prevedi bile che la loro individuazione e il conseguente dibattito su di esse occupi un tempo considerevole, che potrebbe ulteriormente allungarsi nel momento in cui si verificherà il cambio di scenario provocato dall'imminente organico allargamento dell'UE. Va inoltre tenuta presente la necessità urgente di avviare contatti e trattative con i Paesi extracomunitari che si affacciano sul Mediterraneo, per definire accordi, senza dei quali il PAM perderebbe molta della sua efficacia.In genere si tratta di Paesi scarsamente avvezzi alla gestione multilaterale di un'attività economica così complessa come la pesca, per cui l'iniziativa comunitaria deve assumere i connotati dell'urgenza e dell'incisività.
Sempre più importante appare, quindi, verificare l'effettiva volontà politica della Commissione europea di risolvere con sollecitudine e una volta per tutte i problemi specifici della pesca mediterranea, dando ad essi il peso che meritano. Servono azioni concrete per superare l'aleatorietà.


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