Anno VI - N. 3/4 - Maggio/Agosto 2006
Sui pescherecci molfettesi prende il largo il progetto MARINANDO
II pescatore maestro di vita
Luigi Campo
II problema della devianza minorile ha sempre richiamato l'attenzione della pubblica amministrazione ad ogni livello, nazionale e comunale, impegnando notevoli risorse finanziarie per l'attuazione di progetti mirati al recupero dalla devianza e alla prevenzione.
Molti di questi progetti hanno proposto ai minori l'addestramento in attività artigianali e in attività lavorativa nelle piccole imprese. Certamente non saranno pochi i falegnami, gli elettrici-sti, gli idraulici, i meccanici che lavorano nelle botteghe artigianali delle città italiane dopo aver appreso il mestiere in uno di questi progetti.
Anche il mestiere del pescatore è entrato nelle proposte progettuali per il recupero della devianza minorile. È avvenuto solo recentemente perché il mestiere di pescatore non è poi tanto semplice farlo per via sperimentale: se sei in alto mare nel pieno di una battuta di pesca, non sarà facile per il capitano rimediare alle difficoltà dichiarate dal minore: non potrà di certo accompagnarlo subito a casa.
Difficoltà di questo genere hanno ritardato la sperimentazione del recupero della devianza minorile attraverso l'addestramento al mestiere del pescatore.
Il Comando generale delle capitanerie di porto e il Dipartimento per la giustizia minorile, nella convinzione che il mestiere del pescatore offra un contesto di vita carico di valori di forte richiamo per il recupero di personalità minorili a rischio di devianza o in qualche modo deviate, hanno sottoscritto nel marzo u.s. un Protocollo d'intesa che istituiva il progetto MARINANDO, con la specifica finalità di promuovere l'inserimento nell'ambito delle attività lavorative marittime a bordo di unità da traffico e da pesca di minori in situazione di disagio sociale.
In occasione della firma del Protocollo d'intesa il Comandante generale del corpo delle capitanerie di porto Luciano Dassatti ha affermato: "L'inserimento dei minori nella realtà produttiva-nave costituisce un sicuro strumento di stimolo per la riscoperta dei valori di solidarietà, generosità, altruismo, propri degli uomini di mare, sottolineati ancor più dal modello di relazione interpersonale che a bordo è sancito dal rispetto delle regole, dall'autodisciplina, dall'aggregazione e dal rapporto umano, in uno scenario, come il mare, da sempre sinonimo di libertà, di personale riflessione e di interiore maturazione".
Sulla base di questo protocollo, la Di-rezione marittima di Bari e il Centro regionale per la giustizia minorile di Bari, d'intesa con Federpesca, hanno attivato una serie di iniziative che hanno portato alla individuazione, alla selezione e alla formazione per attività di pesca di un gruppo di 40 minori (14-18 anni) con procedimenti penali in corso. Ogni minore è stato seguito da due tutor, uno della direzione marittima e l'altro del Centro regionale per la giustizia minorile.
In vari incontri i minori, accompagnati dai genitori e dai tutor, sono stati informati sul lavoro a bordo delle navi da pesca; attraverso visite guidate a bordo dei motopescherecci e attraverso la visione di documentari sui vari tipi di battute di pesca hanno preso contatto con il "mestiere". Sono stati anche informati sul Contratto nazionale che disciplina il lavoro del pescatore.
Recentemente, presso la Capitaneria di porto di Bari, i ragazzi hanno incontrato il comandante della stessa capitaneria Agostino Izzo, la Dirigente del Centro per la Giustizia minorile di Bari Francesca Ferrini e, in rappresentanza di Federpesca, il Direttore dell’Associazione armatori da pesca di Molfetta Cosimo Farinola.
Il comandante Izzo ha tenuto a precisare ai giovani che nel progetto Marinando, da parte dello Stato "non c'è una visione assistenziale; qui si incontrano datore di lavoro e prestatore d'opera; questa sinergia fa si che noi prendiamo il giovane che ne abbia volontà e, gestendo le procedure, lo portiamo a lavorare, a fare un'esperienza di lavoro sul mare. L'esperienza di pesca non è un'esperienza chiusa, si può cominciare con la pesca e finire con il lungo corso, nel senso che non è che il pescatore non possa diventare comandante di una nave mercantile. Con la pesca uno è partecipe del lavoro che fa, vede il lavoro come nasce e soprattutto acquista quelle capacità marinare che gli serviranno per tutta la vita".
Anche la direttrice Ferrini ha calorosamente sensibilizzato i giovani all'assunzione di responsabilità riabilitanti la loro vita. "Si parla di inserimento lavorativo - ha detto ai giovani - e l'aspetto delle situazioni penali non vi differenzierà rispetto agli altri membri dell'equipaggio. È una opportunità di formazione... non dobbiamo essere noi a convincervi, dovete essere voi a cogliere questa opportunità, se lo ritenete; è una opportunità che, se ritenete di volerla utilizzare, noi siamo qui per sostenervi. Noi vogliamo essere da garanzia agli armatori dei pescherecci perché funzionino bene, e per questo preferiamo segnalare quei ragazzi che hanno compreso questo e che saranno sicuramente delle risorse e non un problema da gestire per l'equipaggio".
Incoraggiando i giovani a trarre profitto dall'esperienza progettuale, il direttore Farinola ha detto: "È questo un esperimento molto importante perché Federpesca è comunque alla ricerca di nuove leve. Sarà per noi un vanto portarvi sulle nostre navi da pesca sicuri del vostro impegno a formarvi professionalmente e a garantire la vostra permanenza a bordo delle nostre navi".
Un'esperienza, questa del progetto Marinando, che mentre da ad alcuni giovani l'opportunità di un lavoro, offre agli armatori un test significativo per sondare la disponibilità dei giovani a ritrovare l'esperienza lavorativa dei loro padri.