Assopesca Molfetta

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Anno III N. 5 - Settembre/Ottobre 2003


panorama regionale - secondo bando POR sulle barriere
In Puglia si lavora per la protezione e lo sviluppo delle risorse acquatiche
Giovanni Ninnivaggi

Sul B.U.R.P. n. 1 14 del 9 ottobre 2003 è stato pubblicato il secondo bando POR della Regione Puglia relativo alla Sotto Misura 4.12.A Protezione e sviluppo delle risorse acquatiche. Le domande di contributo, complete della relativa documentazione, dovranno essere inviate tramite raccomandata A/R entro il 60° giorno successivo alla data di pubblicazione sul BURP del presente Bando pubblico al seguente indirizzo: Regione Puglia, Settore Caccia e Pesca, Via Caduti di tutte le Guerre 13, 70100 Bari. A tal fine farà fede il timbro dell'Ufficio postale accettante.
Sono ammissibili a contributo i progetti che prevedono l'installazione, entro le tre miglia dalla costa e la batimetrica dei 50 m, di elementi fissi o mobili destinati a proteggere e sviluppare le risorse acquatiche, nonche la sorveglianza scientifica dei progetti stessi. Gli elementi fissi o mobili dovranno avere forma, modalità di assemblaggio e qualità dei materiali idonee al raggiungimento degli obiettivi dell'intervento. La copertura geografica riguarda l'intero territorio regionale. I soggetti destinatari dell'intervento sono i Consorzi e le Società miste pubblico-private, gti Enti
locali, le Imprese di pesca associate, le Cooperative di pescatori ed i loro Consorzi, gli Organismi Pubblici di Ricerca. L'entità massima del contributo pubblico in conto capitale concesso è pari:
-al 60% dell'investimento ritenuto ammissibile, nel caso di progetti promossi da Consorzi e Società miste pubblico-private, Imprese di pesca associate, Cooperative di pescatori e
loro Consorzi ;
-al 100% dell'investimento ritenuto ammissibile, nel caso di progetti promossi da Enti locali.
Nel caso di progetti ammissibili aventi un costo totale superiore a Euro 1.033.000,00, il contributo pubblico sarà determinato applicando al suddetto limite massimo i precedenti tassi di contribuzione, fatto salvo l'obbligo del destinatario a realizzare l'investimento nella sua totalità.
Gli obiettivi perseguiti con la realizzazione di zone marine protette, attraverso la realizzazione di "barriere" o strutture artificiali a fini multipli, riguardano essenzialmente:
a) la protezione di una determinata area, in modo da impedire l'azione dello strascico illegale. Ciò significa salvaguardia delle forme giovanili degli organismi del fondo ivi presenti, consentendo ad essi l'accrescimento e quindi l'aumento in peso e taglia;
b) la creazione di rifugi, per la protezione di uova e sacche embrionali di diverse specie (Cefalopodi, Gasteropodi ecc.), la protezione dei Crostacei eduli in fase di muta, la protezione di forme giovanili e di riproduttori e, quindi, la ricostituzione di stock e ripopolamento conseguenti alla riduzione della mortalità;
c) l'attrazione e concentrazione di pesci ed altri organismi oggetto di pesca, catturabili solo con attrezzi da posta;

d) l'insediamento di nuovi organismi che contribuiscono ad accrescere la disponibilità di alimento nella rete trofica, con positivi riflessi sull'accrescimento delle specie ittiche.
In medio Adriatico, dove numerose barriere a fini multipli sono state realizzate nel corso del tempo, l'insediamento di molluschi eduli lamellibranchi, il riciclaggio di surplus energetico (fito e zooplancton, panicolato organico ecc.) che si accumula sotto costa, l'utilizzo ed il controllo dei processi di eutrofizzazione hanno rappresentato un ulteriore ed importante obiettivo.
Vi sono anche finalità socio-economiche che si possono così riassumere:

Dare una nuova e diversa opzione alla pesca locale, che attraversa una crisi seria, sia a causa dell'elevato sforzo di pesca operante nell'area (mortalità accentuata della frazione giovanile degli stock), sia a causa delle forti fiuttuazioni della biomassa delle risorse, dovute a cause ambientali (mortalità nella fase di prereclutamento, inquinamento, ecc. ..).


Favorire la riconversione e/o diversificazione di parte della piccola pesca, con le positive conseguenze di ridurre la pressione dello strascico illegale nelle aree costiere di riproduzione e primo accrescimento (nurseries) degli organismi oggetto di pesca.

Accrescere la disponibilità delle risorse per la piccola pesca con attrezzi fissi, anche mediante le pratiche di maricoltura e proteggere gli attrezzi in mare dall'impatto dello strascico illegale.

La Regione Puglia ha già finanziato nel 2002 due progetti che saranno realizzati dalla Provincia di Bari, rispettivamente lungo la fascia costiera di Molfetta Giovinazzo e Mola - Polignano. La supervisione scientifica dei due progetti è stata affidata alla COISPA Tecnologia & Ricerca ed al Laboratorio Provinciale di Biologia Marina.


A proposito di. ..topolini

L'editoriale di Giampaolo Bonfiglio, avente per titolo "Elefanti, topolini e ...permalosi" e pubblicato nel numero di luglio-agosto di Informare (periodico dell'AGCI, l'Associazione Generale delle Cooperative Italiane della pesca) torna a trattare polemicamente l'argomento del fermo pesca del 2003. In esso, l'autore esprime un'opinione ingenerosa e forse prevenuta nei riguardi della posizione assunta in occasione della trattativa da Federpesca e, in particolare, da Assopesca, per cui, anche a distanza di tempo, merita una precisazione che riporti la polemica entro i binari della verità.
Bonfiglio accusa Federpesca di essere rimasta "rigidamente ancorata su posizioni indisponibili a qualsiasi cedimento, soprattutto sul punto della fascia delle 4 miglia (denominata in gergo riserva indiana)". Questa affermazione non corrisponde al vero, in quanto sin dall'avvio della discussione sulle modalità di gestione del fermo pesca, l'organizzazione armatoriale si è mostrata disponibile al confronto e a recepire le istanze delle varie componenti del settore, tanto da predisporre piani autonomi sia dalle posizioni ministeriali che dagli orientamenti più restii all'innovazione. A tal proposito, è opportuno ricordare che proprio Assopesca approntò una proposta di fermo biologico innovativa e "democratica", la quale per un certo periodo sembrò raccogliere consensi anche nel mondo delle cooperative. Anche il Ministero la fece propria, salvo poi a ritirarla, in seguito a pressioni più o meno legittime. Altro che "spinte lobbistiche" o "rigidità", come definisce le motivazioni di Federpesca Bonfiglio! Semmai, si potrebbe parlare del contrario! Il topolino di cui sopra non ci appartiene, ma è forse figlio di un elefante chiamato pregiudizio, che risponde agli ordini di molti domatori, nel grande "circo" dell'universopesca. Dobbiamo, quindi, tutti indirizzarlo verso una gestazione da cui possa nascere una creatura più rispondente alla sua dimensione. La dimensione di un problema, come il fermo biologico, per la cui efficace soluzione certo non serve l'arroccamento di stampo conservatoristico su posizioni rigide. Cerchiamo di ricordarcene tutti la prossima primavera.


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