Assopesca Molfetta

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Anno III N. 5 - Settembre/Ottobre 2003


editoriale
Una nuova cattura, un antico problema
Francesco Gesmundo

Un grave colpo è stato inferto dalle autorità albanesi alla marineria molfettese.
Il giorno 9 novembre il motopesca molfettese "Titanus" è stato catturato da una motovedetta della Guardia di Finanza italiana in acque albanesi e consegnato alle autorità dell'Albania. Sulla base della legge albanese è stata comminata una multa di 25 milioni di lek, pari a circa € 180.000, una sorta di confisca mascherata da sanzione pecuniaria, considerato il rilevantissimo importo della multa. Stabilire sanzioni così elevate, nelle intenzioni del governo albanese, dovrebbe rappresentare un deterrente per gli sconfinamenti e la pesca in acque straniere senza permesso.
La vicenda, purtroppo non infrequente, richiede una riflessione su due rilevanti aspetti.
La prima coinvolge la Guardia di Finanza Italiana, impegnata in un programma di cooperazione di polizia tra Italia e Albania nel contrasto delle attività svolte dalla criminalità organizzata operante nell'area balcanica. Tale collaborazione, disciplinata dal Protocollo d'intesa del 13 febbraio 2001, è stata ridefinita con la sottoscrizione a Lecce in data 12 novembre 2002, del Settimo Protocollo d'Intesa tra i Governi d'ltalia e Albania.
È il caso di sottolineare che tutti i sette protocolli confermano la collaborazione in Collegamento Interforze in ordine al contrasto dei flussi migratori clandestini e di altri traffici illeciti.
Lo sconfinamento in attività di pesca non rientra dunque nel controllo affidato al Collegamento Interforze. Credo che, i nostri finanzieri, ove avessero realmente intercettato in acque territoriali albanesi il motopesca molfettese impegnato in attività di pesca illegale, abbiano fatto per intero il loro dovere a fermarlo ma avrebbero potuto evitare la consegna alle autorità albanesi e applicare all'armatore molfettese la sanzione prevista per quel reato dalla legislazione italiana. La legge 963/65, infatti, all'art. 24, stabilisce che coloro che sono sorpresi ad effettuare attività illegali di pesca in acque territoriali straniere siano puniti - come stabilito dall'art.15 - con l'arresto da 2 mesi a 2 anni o con una multa da 2 a 12 milioni, nonche con la pena accessoria della confisca del pescato, delle attrezzature e la sospensione dell'attività per un mese.
L'ltalia è l'unico paese a punire questo reato per le imbarcazioni appartenenti alla propria flotta, e avrebbe potuto meritare un diverso trattamento per una sua nave da pesca, visto che è da tempo impegnata a contribuire con rilevanti risorse umane ed economiche al consolidamento del processo di modernizzazione e democratizzazione dell'Albania.
Ma l'aspetto più rilevante che scaturisce da questa vicenda è la necessità, tante volte invocata su queste pagine, di costruire le condizioni per uniformare le legislazioni in materia di pesca di tutti i paesi del Mediterraneo.
L'U.E. non può pensare di risolvere il problema con una normazione unilaterale ma deve porre con forza, il problema di una normativa uniforme o quantomeno compatibile tra i diversi paesi che si affacciano nel Mediterraneo. Purtroppo il processo di armonizzazione non è stato nemmeno awiato e giungono segnali significativi in senso contrario da alcuni paesi, vedi la decisione croata di estendere il limite delle proprie acque territoriali portandolo al centro dell'Adriatico. Così la nostra marineria è stretta tra normative diverse e le più disparate, una serie di vincoli imposti dalla legislazione comunitaria e nazionale, un processo di modernizzazione ancora troppo timido, una presenza selvaggia delle importazioni nel nostro mercato. Questi problemi da tempo attendono una soluzione efficace e realistica che consideri un valore la specificità della nostra pesca e la valorizzi piuttosto che assistere alla marginalizzazione o addirittura alla scomparsa di un importante comparto della nostra economia e di un mestiere antico e nobile, di un mondo ricco di tradizioni e di valori morali, parte rilevante della nostra cultura.


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