Assopesca Molfetta

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Anno III - N. 4 - Luglio/Agosto 2003


Le foto ... lette in redazione
Grandangolo
Tani Scanni

LA COPERTINA

Lo scafo di un peschereccio in costruzione ha sempre esercitato su di me una vera attrazione fatale. Per chiunque vedere cosa c'è dentro una barca provoca meraviglia, per me anche ammirazione. L'ammirazione deriva dal senso ordinato con cui lo scheletro di una nave viene assemblato, con cui ordinate e fasciame si combinano in armonia per generare la forma desiderata. La forma di uno scafo per farsi strada nel mare deve contenere tutta la forza necessaria per vincere la sua opposizione ma specialmente deve potersi aprire un varco con la massima efficienza. Tutte queste proprietà vengono riassunte nella parte più elegante di una barca, la prua.
Ammiro queste forme e chi le costruisce, specialmente quando il lavoro non è ancora terminato e lascia vedere, come in una autopsia umana, i tendini, i muscoli e la pelle di cui uno scafo è fatto.

LA FOTO

Nel porto ciò che rassicura il marinaio è sapere che la sua barca è legata con una resistente fune ad una solida bitta. Il ripetersi estenuante di queste azioni viene registrato, come in un disco, sulle bianche superfici di pietra. Il cavo di corda scalfisce la sua durezza con un perenne segno che si approfondisce sempre più. Una bitta è come una clessidra che scandisce le rughe del tempo. Particolari come questi in genere sono poco rappresentati nelle foto che parlano di mare.
Personalmente li ritengo invece un'interessante motivo per essere fotografati e mostrati alla riflessione dei nostri attenti lettori.


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