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15/02/2003 - Comunicato Stampa: Sicurezza e reddito col Decreto Scarpa

CON IL DECRETO SCARPA FINALMENTE GARANTITI SICUREZZA E REDDITO AI PESCATORI

Dopo anni di incapacità politica,  un Decreto in due soli articoli opera una vera rivoluzione culturale
nel settore. Il Sottosegretario Scarpa, interpretando le aspirazioni e gli interessi della parte più viva e moderna della categoria, affida alle singole imprese la responsabilità ed il protagonismo nella gestione dell'attività.
Nessun premio ai furbi, quindi, ma una seria ed oculata pianificazione dell'attività per coniugare la sicurezza della vita e del lavoro con il reddito dei pescatori, senza aumentare lo sforzo di pesca.
Ne trarrà vantaggio enorme anche la commercializzazione e la valorizzazione dei prodotti nazionali a scapito dell'importazione che era favorita dalla rigidità e dall'antiquata concezione del fermo tecnico.
La FEDERPESCA ritiene l'emanazione del Decreto un deciso passo in avanti nella direzione dello sviluppo e della modernizzazione del settore.
Saranno  tutelati i diritti dei lavoratori, primi fra tutti quelli alla vita ed al lavoro sicuro e ben remunerato, poi quelli degli armatori ad una gestione redditizia e responsabile dell'attività di pesca.
La tragedia sfiorata ed il naufragio del "Cunegonda" saranno l'ultimo esempio di una pesca "costretta" a rischiare a causa dei vincoli e dell'impossibilità di recuperare le giornate perse per il maltempo.
La FEDERPESCA plaude, quindi, al coraggio ed alla lungimiranza politica del Sottosegretario.
Quanto al dettato della norma, la FEDERPESCA ritiene strumentali e menzognere le accuse sulla mancata tutela delle risorse. La miopia ed il conservatorismo di chi ha sempre difeso nicchie di privilegio ed opera calcoli matematici sulle 240 giornate di pesca garantite dal nuovo Decreto, fanno dimenticare ai detrattori per partito preso che le giornate di pesca mensili sono diminuite da 22 a 20, ferma restando la normativa sul fermo biologico e che le giornate mensili di pesca sono solo un periodo teorico di attività possibile che hanno, però, il merito di metter fine alla concentrazione dello sforzo di pesca ed all'impossibilità di pianificare la commercializzazione del prodotto. L'afflusso non programmato ai mercati, questo sì, favoriva la fuga dai canali ufficiali e l'impatto temuto sullo sforzo di pesca è solo un'operazione di allarmismo ingiustificata mentre la ricerca seria ha sempre ritenuto la flessibilità e la programmazione dell'attività uno strumento di tutela delle risorse che valorizza il ruolo e la responsabilità degli equipaggi.
L'accusa di ferita alla democrazia, poi, rivela tutto il livore e la miopia politica di quelle organizzazioni che non hanno mai voluto tener conto degli interessi di tutte le imprese e dimenticano che una richiesta di apertura ad una moderna concezione dell'attività è stata avanzata da oltre 15 anni da parte della marineria seria ed interessata ad aprire spazi e prospettive di sviluppo al settore.
Sarebbe l'ora di mettere fine alle meschine strumentalizzazioni politiche e valutare i comportamenti e gli atti del Governo nel loro reale significato, facendo sul serio gli interessi di quei lavoratori che si intende tutelare, senza preconcetti e senza secondi fini.

 

 

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