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Anno VI - N. 1-2 - Gennaio/Aprile 2006


produzione, commercio, consumo
L'autodisciplina dei produttori nella nuova normativa sul pesce azzurro
Mario Bello

Nella prossima riunione della Commissione consultiva centrale, costituita in base al decreto legislativo n. 154 del 2004 e contenente le nuove misure di "modernizzazione del settore della pesca e dell'acquacoltura", verrà esaminata una bozza di decreto - predisposta dalla Direzione Generale della Pesca del Ministero e redatta sulla scorta di un gruppo di lavoro - concernente la "nuova disciplina per la pesca dei piccoli pelagici".
La bozza di provvedimento prevede che la "tutela e gestione" di questa risorsa del Mare Adriatico, venga affidata in via sperimentale - alla stregua dei Consorzi di gestione per i molluschi e della Commissione permanente per la tutela e gestione degli stessi - alla Federazione delle Organizzazioni di Produttori della Pesca e dell'Acquacoltura Italiane (Feder op.it) e al Comitato per la pesca del pesce azzurro, costituito nell'ambito della stessa Federazione tra tutti i Presidenti delle OO.PP. operanti nel settore.
È un riconoscimento significativo, ripetutamente richiesto dal Comitato, al quale fanno riferimento indistintamente tutte le realtà produttive del comparto dei piccoli pelagici, da Trieste a Molletta.
Un risultato, questo, al quale si è pervenuti dopo anni di lavoro (dal 2002), attraverso una serie di riunioni sistematiche e di discussioni sulle diverse questioni che da anni impediscono al settore di crescere, nella continua ricerca del consenso tra tutti per stabilire una serie di norme comuni di produzione e di commercializzazione, nell'interesse generale.
L'importanza di fissare alcune regole per un'autodisciplina dei produttori, al fine di pervenire alla razionalizzazione dello sforzo di pesca, è stato sempre al centro dell'attenzione del Comitato e dei Presidenti delle Organizzazioni di Produttori, che nel 2003 hanno sottoscritto un Accordo di tipo professionale tra le OO.PP. dei piccoli pelagici dell'Adriatico che:

  1. parte da una pesca responsabile e dalla salvaguardia della risorsa;
  2. riesce a fissare alcuni principi basilari, quali quello della "stabilità relativa", precisando all'inizio di ogni anno quante imbarcazioni - e non altre - possono esercitare l'attività della pesca del pesce azzurro nel bacino dell'Adriatico;
  3. adotta soprattutto una serie di misure che, dalla produzione fino alla commercializzazione, portano ad una "politica attiva e strategica della risorsa".

L'Accordo sottoscritto nel 2003, presso la Direzione Generale della Pesca, da una parte significativa delle Organizzazioni di produttori, verrà successivamente accolto e attuato dagli altri produttori associati in OO.PP., che ne hanno riconosciuto l'importanza e la prospettiva per l'intero comparto.
L'Operazione, denominata: Sal.p.a.r.e. a.n.c.ò.r.a. (Salvaguardia pesce azzurro e redditività economica attraverso norme comuni degli operatori ricorrendo all'autodisciplina) individua nei "fattori" della risorsa e delle
imprese, gli assi su cui costruire uno sviluppo equilibrato del settore produttivo.
La finalità principale della salvaguardia della risorsa è alla base della stessa attività di pesca: non e' è contraddizione. Anzi, è possibile consentire una redditività economica alle imprese esercitanti la pesca con il sistema "circuizione" e 'Volante", nella misura in cui si guarda alla risorsa come al fattore principale che va utilizzato e "sfruttato", non "sovrasfruttato", avendo cura dello "stato di salute" dei piccoli pelagici.
Starà ai produttori e alle relative imprese, attraverso i "piani di cattura" - previsti nei Programmi Operativi, che ogni Organizzazione deve predisporre all'inizio della campagna di pesca - effettuare una seria programmazione della risorsa, armonizzando "piani" e "giornate di pesca", "catture" e "quantità pescate", prestando attenzione al mercato, la cui domanda del prodotto non sempre è "remune-rativa", specie quando l'offerta è abbondante.
Starà ai produttori, attraverso quell'autodisciplina che dovrà governare il comparto, con l'opportuna concertazione e corresponsabilità, specialmente quando sarà necessario, in presenza delle tante difficoltà che nel corso dell'anno si presentano - con riguardo al pescato e agli sbocchi commerciali (in particolare, quando il prodotto non passa dai mercati e a volte c'è una resistenza locale a farli transitare, con turbative di mercato che nuocciono all'intero comparto) -occorrerà prevedere e mettere in campo altre forme di intervento - con "accordi di filiera", ad esempio, su cui si sta lavorando -, per continuare a "salpare ancora": la qual cosa consente di pescare, di produrre reddito ed economia al Paese, creando occupazione e ricchezza.
È inutile dire che occorre sostenere il provvedimento perché abbia il 'Varo" della Commissione consultiva e venga approvato, perché questo diventa un fatto "storico" per il comparto produttivo. I produttori disciplinano la loro attività, prevedendo le misure di "governo" del settore, e le norme adottate per "la tutela e la gestione" - indicate dal Comitato per la pesca del pesce azzurro - dovranno essere rese obbligatorie con apposito provvedimento dalla Direzione Generale della Pesca, nei confronti degli altri produttori "non aderenti" al alcuna OP.
Al Comitato, oltre al coordinamento delle attività delle Organizzazioni di Produttori, viene affidata l'applicazione delle regole comuni e un compito non facile, quello di "segnalare" alla stessa DG Pesca le eventuali violazioni delle misure obbligatorie, che dovrà consentire il pieno rispetto delle regole.
Non mancano nel provvedimento altri riferimenti normativi importanti, quale quello di individuare alcune attività promozionali e di miglioramento della qualità, proponendo al Ministero le azioni da intraprendere per rispondere alle esigenze di valorizzazione della risorsa e di tracciabilità, e come quello di richiedere indagini di mercato, essenziali per le prospettive di sviluppo. Non è un caso che, già tra gli articoli dell'Accordo professionale c'era scritto (art. 9):
"La programmazione della produzione e delle catture non può prescindere dalla potenziale richiesta del prodotto e, per questo, al fine di migliorare la conoscenza della domanda dei piccoli pelagici a livello nazionale, le Organizzazioni di produttori richiedono di poter monitorare sistematicamente il sistema dei mercati, ritenendo questa misura indispensabile e prioritaria per adeguare l'offerta di pesce azzurro alla stessa domanda, evitando in questo modo inutili e dannose sovrapproduzioni o eccessi di sbarco".
In questo contesto, di autodisciplina e di regole, di programmi e proposte che nascono dai produttori per ricadere sugli stessi, è possibile pensare ad un futuro migliore al quale bisogna guardare con fiducia, partendo dall'approvazione del decreto che ne è il presupposto.


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