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ASSOPESCAINFORMA - ANNO IV N. 6 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2004



grandangolo


LA COPERTINA

I fari da sempre sono un esempio di architettura di grande effetto vuoi perché collocati in posti strategici della costa spesso inaccessibili e dalle suggestioni romantiche, vuoi perché devono spingersi così in alto da conquistare la visibilità più prossima all'orizzonte.
Insomma è difficile alzare la testa senza rimanere in contemplazione al di sotto di queste vette bianche e autorevoli.
A Torre Canne il faro si incontra vicino ad un edicola religiosa che ospita l'effigie di Cristo sempre illuminata dai ceri lasciati dai devoti cittadini.
II faro non è imponente; gode di una qualità storica in più che chiunque può notare sopra la terza finestra dove è posto il simbolo del littorio, tipico delle costruzioni importanti dell'epoca fascista.
Ma la sua vera singolarità è che proprio grazie alla vicinanza ad un simbolo religioso così forte come l'edicola del Cristo il faro riesce a riscattare le sue dimensioni al punto da sembrare toccare il bianco cielo come nessun altro.
A mia sorella
Tani Scanni

LA FOTO
Questa volta parliamo di Bari. Capoluogo geografico ma non altrettanto nella geografia del mondo della pesca.
In passato però non era così, ed è quanto ho appreso dalla famiglia Pupillo di Bari, armatori e pescatori da generazioni. Il padre Giuseppe mi racconta con nostalgia ed orgoglio, che negli anni 50, Bari ospitava cantieri navali che a fine stagione erano sempre pieni di lavoro.
«Venivano da tutte le parti della Puglia e oltre...» ma poi le cose sono cambiate per diventare come le conosciamo oggi.
Bari non ha cantieri per battelli da pesca in senso stretto ma ospita una minuscola flotta di pescherecci più una miriade di piccoli gozzi che si raccolgono principalmente nello specchio d'acqua intorno all'ex cinema Margherita (nota in dialetto barese come «Inderr' la Lanz») e il molo di S. Antonio.
L'incontro con i Pupillo e i suoi due collaboratori è stato produttivo perché insieme alle reminiscenze storiche abbiamo anche affrontato i temi più importanti del settore, come la previdenza e il cambio generazionale.
Dopo una vita di pesca in oceano affrontato tra pericoli e sacrifici di ogni tipo, la pensione maturata non rappresenta né un sostegno economico sufficiente né, specialmente, un dignitoso riconoscimento per un'esistenza interamente dedicata alla pesca.
Nella voce di chi parlava ho sentito quest'ultima delusione pesare molto di più di quella economica.
Mentre per il passaggio di staffetta tra le generazioni, il figlio Giovanni, mi è subito apparso un promessa sicura per il loro futuro. Sorridente e ottimista, mentre ripristinava le maglie della sua rete mi ha ribadito l'intenzione di dedicarsi a questo lavoro perché contento di farlo. Non un ripiego quindi, ma una vocazione mossa dall'ottimismo di chi vuole vedere il presente ed il futuro ancora positivamente nonostante le difficoltà di questo periodo.
Certo di «fede» i Pupillo ne hanno da vendere perché a confronto delle altre realtà marinare a pochi Km da Bari, li ho visti capaci di adattarsi lavorando, non su un molo adeguato per queste attività, ma su un comune marciapiedi di un lungomare nato per far passeggiare le persone, con automobili parcheggiate dappertutto. Non proprio uno spazio ideale, e sappiamo bene che senza i luoghi giusti le cose non possono svilupparsi più di tanto.
È inutile concludere con note tristi, tanto ci sarebbe da parlare a lungo e non solo della realtà barese, quindi rilancio prendendo con piacere per esempio lo spirito di Giovanni come augurio ma anche come «ricetta di vita» valida per tutti noi anche se lontani dal mondo della pesca.


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