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16/12/2002 - Lettera aperta di Franz Fischler sulla riforma della politica della pesca

Il Commissario F.Fishler ha indirizzato alle pescatrici e ai pescatori europei una lettera aperta per chiedere una maggiore responsabilizzazione di tutti gli operatori del settore nella soluzione dei problemi della pesca europea.

Riportiamo, insieme al testo, la risposta delle Associazioni della pesca italiana.

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Lettera aperta di Franz Fischler sulla riforma della politica della pesca

Care pescatrici, cari pescatori!

Nella riunione che si terrà in questi giorni tra i ministri della pesca si discuterà del Vostro futuro! È necessario mostrare lungimiranza e responsabilità per riformare la politica comune della pesca in modo tale da interrompere la spirale negativa in cui si dibatte il settore europeo della pesca. Sarebbe estremamente ingiusto attribuire esclusivamente a Voi pescatori l'andamento negativo degli ultimi anni. No, noi tutti abbiamo commesso errori, i politici di Bruxelles, quelli degli Stati membri e delle regioni e anche i responsabili del settore della pesca.

Personalmente ho un grande rispetto del Vostro lavoro, delle numerose e difficili ore trascorse in mare e del legame che avete con esso. E so che state attraversando un difficile momento: incertezza, problemi economici, contrazione degli stock ittici. A tutto questo si è aggiunta ora la catastrofe ecologica in Galizia, per la quale vorrei esprimere la mia solidarietà ai pescatori e agli allevatori di molluschi che ne sono stati colpiti. Sono vittime incolpevoli di questa marea nera dalle conseguenze catastrofiche e vedono ora la propria esistenza minacciata. L'Unione europea non li lascerà soli. I pescatori che, a seguito di questa catastrofe, devono, sia pure provvisoriamente, abbandonare la propria attività potranno contare sulle indennità compensatorie della UE. Faremo tutto il possibile per mobilitare rapidamente e integralmente tutti gli strumenti di aiuto, dispiegando la massima flessibilità.

I problemi non si risolvono tutti da soli. Negli ultimi anni, una gestione insufficiente degli stock ittici, i controlli carenti, il mancato coinvolgimento del settore e una politica delle sovvenzioni mal gestita, hanno fatto sì che il settore della pesca, già afflitto da sovraccapacità e contrazione degli stock, abbia visto ulteriormente diminuire le proprie risorse. Troppi pescherecci esercitano una pressione crescente su stock sempre più ridotti. Questa situazione non costituisce una minaccia soltanto per gli stock ittici ma rende anche l'attività di pesca poco vantaggiosa per molti di Voi. Di anno in anno si perdono 8.000 posti di lavoro - e nessuno ne parla. E un numero crescente di specie, in particolare il merluzzo bianco, è minacciato di estinzione.

Date queste premesse, chi afferma seriamente che è nell'interesse dei pescatori andare avanti come prima, puntando solo sui contingenti di cattura e continuando a finanziare con sovvenzioni milionarie una flotta già sovradimensionata, non è un amico dei pescatori e della nostra pesca. Chi si esprime in questo modo non Vi dice la verità e consente che venga distrutto ciò che è essenziale per la vostra sopravvivenza: stock ittici sufficientemente consistenti.

È pertanto insensato rimproverare alla Commissione di voler distruggere posti di lavoro con il suo progetto di riforma. Anzi, è vero il contrario. Solo una politica della pesca radicalmente riformata consentirà di garantire l'occupazione nel lungo termine.

Non è nostra intenzione di costringere nessuno a disarmare i pescherecci o ad abbandonare l'attività di pesca: proponiamo soltanto a quei pescatori che non riescono più a ottenere un reddito adeguato dalla propria attività di abbandonare il settore con dignità e con un adeguato sostegno finanziario.

Il tracollo degli stock di merluzzo bianco costituisce un esempio da manuale di quali saranno le conseguenze se non riusciremo a raddrizzare il timone. Non mi capacito di come qualcuno possa ancora sostenere che per risolvere i problemi sia sufficiente fissare i contingenti di cattura. Cos'altro deve succedere ancora? Il merluzzo bianco dovrà forse sparire del tutto, come è successo nelle acque del Canada, prima che ci si decida ad ammettere che anche l'inazione è una forma di azione - diretta tuttavia contro gli interessi a lungo termine dei pescatori che, in Canada, sono rimasti tutti senza lavoro?

Negli ultimi mesi ho ascoltato spesso le ragioni e le spiegazioni dei pescatori, degli industriali e dei politici, che si sono mostrati unanimi nel dire: "La situazione non è poi così tragica, gli economisti si sbagliano". Sono d'accordo che gli economisti non sono veggenti e non sempre hanno ragione. Ma in alcune cose hanno visto giusto, e con anni di anticipo, e hanno suggerito inutilmente di fissare contingenti di cattura più bassi E di ridurre lo sforzo di pesca. La crisi del merluzzo bianco dimostra che essi, purtroppo, avevano ragione. Gli stock di merluzzo bianco del mare del Nord non superano oggi le 37.000 tonnellate, ma potrebbero fornire fino a 200.000 tonnellate di pesce per anno se solo fossero gestiti in modo ragionevole. Questa situazione catastrofica dimostra che la riforma è la sola strada per assicurare un futuro migliore al settore europeo della pesca.

Ovviamente, la situazione degli stock non è dappertutto preoccupante. Nel caso dell'aringa, ad esempio, non sussiste attualmente alcun problema. Altre specie di pesci, quali la passera di mare, non sono minacciate di estinzione ma si trovano già al di sotto dei limiti biologici di sicurezza. Una cosa è tuttavia fuori discussione: se la tendenza in atto prosegue, se non si procede a una revisione della politica della pesca, anche gli stock in questione finiranno per esaurirsi nel giro di pochi anni. E proprio questo la Commissione vuole impedire.

Non è certamente nostra intenzione fare di ogni erba un fascio. Per questo motivo, la Commissione intende definire piani di gestione pluriennali adeguati alla situazione biologica degli stock. Laddove, come nel caso del merluzzo bianco, la situazione è disperata, dobbiamo dispiegare tutti gli strumenti a disposizione, dalla riduzione dei giorni di navigazione, a un inasprimento dei controlli, fino all'utilizzo di reti a maglie più larghe. La maggior parte di questi strumenti resta "nel cassetto" nel caso degli stock che non sono in pericolo, in quanto per la loro conservazione dovrebbero essere sufficiente la fissazione di contingenti di cattura e l'esecuzione di adeguati controlli.

Fortunatamente, alcuni elementi della proposta della Commissione riscuotono un consenso unanime: tutti i ministri concordano sul fatto che sia necessario inasprire i controlli e armonizzare le sanzioni. Come spiegare, infatti, a un pescatore irlandese, che in caso di pesca illegale viene sanzionato con un ammenda di 12.700 €, che un suo collega finlandese per la stessa infrazione se la cava con un ammenda di 87€? Questa situazione non è sostenibile.

La questione più complessa riguarda le sovvenzioni alla flotta. La Commissione propone di mantenere gli aiuti pubblici destinati al miglioramento della sicurezza, delle condizioni di lavoro e dell'igiene a bordo e di bloccare invece quelli destinati alla modernizzazione dei pescherecci e alla costruzione di nuove imbarcazioni. In futuro, essa intende indirizzare questi aiuti finanziari verso chi ne ha più urgentemente bisogno: ovvero i pescatori. Sono loro che la Commissione intende sostenere finanziariamente, affinché possano diversificare la propria attività.

Per questo essa intende mettere a disposizione dei pescatori un programma sociale con una robusta dotazione di bilancio.

Chi invece, per quanto riguarda le sovvenzioni alla flotta, propugna il mantenimento dello status quo, milita in favore della contrazione e della dissoluzione degli stock. Sono personalmente convinto che sia assurdo distribuire con una mano contributi per il disarmo dei pescherecci e finanziare con l'altra la costruzione di nuove imbarcazioni. Così non si fa altro che aumentare la pressione sugli stock ittici più a rischio, pagando questa assurdità con il denaro dei contribuenti. Lascio a Voi trarre le conseguenze di un tale comportamento: un'ulteriore diminuzione delle risorse e la scomparsa degli stock più a rischio; i pescatori lavorano in perdita e un numero sempre maggiore di armatori di moderni e costosi pescherecci falliscono perché non sono più in grado di pagare i propri debiti. Con conseguente, ulteriore diminuzione dell'occupazione.

Una cosa è sicura: se il Consiglio in dicembre non adotta alcuna decisione sulla riforma, a partire dal 1° gennaio 2003 non potrò più destinare alcun finanziamento alla politica della flotta. Questa è la conseguenza giuridica della decisione adottata dai ministri della pesca nel dicembre 2001.

Pertanto è nell'interesse di tutti che si giunga a un ragionevole compromesso, per il quale ognuno deve fare esercizio di flessibilità. La Commissione è pronta a fare la sua parte. Personalmente, tuttavia, non sono disposto ad avallare un falso compromesso, che apporti solo cambiamenti cosmetici, senza affrontare alla radice i problemi della politica della pesca. Perché ciò non aiuterebbe né i pescatori né il settore nel suo complesso.

Per questo confido non solo nella Vostra comprensione ma anche nella vostra costruttiva collaborazione. Perché senza il Vostro sostegno non sarà possibile realizzare le riforme necessarie per dare un futuro al settore europeo della pesca.

Cordialmente

Franz Fischler

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Lettera aperta delle Associazioni a Fischler in risposta alla lettera aperta del Commissario.


Caro Commissario Fischler, ci ha profondamente colpiti, in quanto Associazioni della pesca italiana, la sua lettera aperta indirizzata, riteniamo, anche a noi.
Ci ha colpiti, prima di tutto, perché di pesca del Mediterraneo non si fa affatto cenno e si continua a parlare, quasi esclusivamente dei problemi degli stock ittici del Mare del Nord. Dovrebbe confortarci, questo, perché vorrebbe dire che in Italia di problemi non ce ne sono e che potremo continuare a lavorare per fare crescere questo settore e renderlo sempre più economico e competitivo.
Ma siccome la Politica Comune della Pesca riguarda anche noi e ci toccherà da vicino vorremmo ribadirLe quali sono i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni. Che non riguardano solo la possibilità che l’Unione Europea non conceda più finanziamenti per la flotta, anche se l’Italia continua ad averne bisogno e non per aumentare la stazza esistente, ma per renderla più sicura e moderna. Più di questo, invece, ci interessa tutelare e difendere i diritti di chi vuole continuare a lavorare, il lavoro che ha fatto sempre, lui e i suoi predecessori. Una preoccupazione che, a quanto si legge nella Sua lettera aperta, Lei condivide con noi. E’ solo che le soluzioni proposte sono diverse, e, mentre per Lei, sono la fuoriuscita di lavoratori dal mercato, per noi sono invece una seria politica di interventi e di sostegno che possa accompagnare e gestire la pesca e il suo sviluppo senza per questo distruggere le risorse. Il piano socio economico a cui Lei fa riferimento, continua a non convincerci perché ci sembra non contenga quei necessari strumenti di difesa e protezione delle persone, dei pescatori e delle loro famiglie.
E’ incoraggiante il Suo invito alla collaborazione, purché nessuno, nemmeno Lei, consideri come unica strada quella che ha deciso di percorrere, senza fare passi indietro, senza cercare nuove soluzioni. Nessuno pretende di proporLe “cambiamenti cosmetici”; ci auguriamo neanche Lei lo voglia fare.
Prima di concludere questa lettera, vorremmo ricordarLe che quei Ministri, per i quali Lei utilizza un tono non proprio accomodante e che, a leggere la Sua lettera, sembra quasi si stiano muovendo contro gli interessi dei pescatori stessi, hanno ricevuto un mandato dai cittadini dei loro Paesi. Un mandato che li vincola a rispettare gli interessi di chi li ha democraticamente votati. Quindi, quando nelle sedi di discussione politica, muovono obiezioni, propongono soluzioni, si oppongono alle ipotesi prospettate, non lo fanno a titolo personale ma nell’interesse di chi, ogni giorno, li chiama a difendere i propri diritti.
 

 

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